Benvenuti negli "Appunti di Viaggio" di Anthaus

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Buddha VIII - IX- sec. India
ANTHAUS: vogliamo condividere con voi le nostre esperienze direttamente dall'oriente...

Viaggiare

Il viaggio è la voglia di andare ,guardare, conoscere. E’ la voglia di confrontarsi con culture “lontane”da noi . L’oriente per noi è un luogo veramente straordinario. Dove persino la natura si manifesta ignota e miracolosa. Pensiamo di andare a conoscere gli altri, ma in realtà, ci costringe a pensare è un viaggio dentro a noi stessi. E’ un mondo dove le architetture maestose e l’arte preziosa raccontano di un mondo fatto di luci e colori, di forme e profumi,di vette e di dei che le abitano, di acque purificatrici,di santi e di demoni, di leggende e di vita reale. Ogni viaggio è fatto di immagini che regalano emozioni, che ci spingono a viaggiare. Per dare corso alla fantasia e a quella curiosità che ci spinge a riprendere il cammino, che trasforma ognuno di noi in un nomade.

domenica 24 gennaio 2010

La grande Muraglia

Conosciuta dai cinesi come la “ Muraglia lunga 10.000 lì "( un lì corrisponde circa a 500mt ), la Grande Muraglia ( Chàngchèng ) si estende dalla provincia di Liàonìng fino a Jiàyùguàn, nel deserto del Gobi. Il muro originario fu eretto oltre 2000 anni fa durante la dinastia Qin (221-207 a.C. ), quando la Cina venne unificata sotto l’ imperatore Qin Shi Huang,mentre le barriere difensive in muratura, costruite da regni indipendenti per proteggere i terreni dalle invasioni dei predoni nomadi, furono collegate l’una all’altra. L’impresa richiese migliaia di operai, molti dei quali erano prigionieri politici e 10 anni di duro lavoro. Progettata perché costituisse un’impenetrabile barriera difensiva contro gli invasori, la Muraglia non ha mai svolto la funzione per cui era nata. Come, a quanto si racconta, osservò Gengis Khan, la forza di una muraglia dipende da chi la difende, e le sentinelle dopo tutto potevano essere corrotte. Funzionò come strada sopraelevata, che consentiva lo spostamento di persone ed equipaggiamenti attraverso il terreno montuoso. Il suo sistema di torri di segnalazione, che utilizzava segnali di fumo prodotti dalla combustione dello sterco di lupi, trasmetteva rapidamente alla capitale le notizie sui movimenti dei nemici.
L’escursione alla muraglia cinese si può fare in due modi. Da Badaaling a 70 km a nord-ovest di Beijing a un’altitudine di 1000 Mt, con una comoda funivia, assaltati da una moltitudine di venditori ambulanti e di bancarelle che vendono souvenir. Dove si trovano gioielli in giada e pietre preziose che dal prezzo non possono essere che di vetro. Medici in camice bianco che diagnosticano disturbi curabili soltanto con costosi e misteriosi rimedi cinesi, che sono prontamente forniti sul posto. Oppure bisogne trovare un accesso un po’ meno “accessibile”. Parliamo con la nostra guida cinese, spiegandogli le nostre perplessità e aspettative. Ci propone di andare a Haunghua a 60 km a nord di Beijing. E’ un tratto non ancora restaurato, è diviso in due settori che s’inerpicano sui fianchi delle colline intorno a un bacino idrico; con i suoi bastioni alti e ampi, parapetti intatti e massicce torri di segnalazione, rappresenta un classico ben conservato esempio di fortificazione Ming. La proposta prevede di dormire in casa di contadini nelle adiacenze della muraglia in una stanza in comune con il bagno sotto le stelle. Per noi è un po’ eccessivo non siamo ancora pronti a ciò. Scegliamo di fare solo i pasti da loro. L’unico albergo disponibile è bello all’apparenza ma come spesso ci è accaduto, ma tenuto in pessime condizioni. Jerry, la nostra guida, dormirà dalla famiglia ci lascia dicendoci che nessuno del personale parla inglese, per cui siamo soli. Dalle finestre della camera s’intravede la protagonista, La grande Muraglia. È’ lì imponente e silenziosa che domina la valle. Il tempo speriamo che migliori il giorno dopo , una nebbiolina rende l’atmosfera un po’ misteriosa e solitaria. Jerry ci saluta ci verrà a prendere alle 6 del mattino. Solita notte travagliata. Il nuovo fuso ci lascia ancora un po’ fusi. Ci svegliamo alle cinque hanno appena tolto l’acqua in bagno per cui usciamo così come siamo. Ha appena finito di piovere .La mia speranza di belle foto si affievolisce. Albeggia l’atmosfera e fantastica questo gigante ci guarda sfumandosi nella nebbia. Ci incamminiamo in un sentiero di campagna completamente avvolto dagli alberi, l’erba bagnata ha un colore verde intenso. In poco tempo anche noi siamo completamente bagnati dalle gocce che cadono dalle fronde. Sentiamo un rumore di acqua che cade, una cascata pensiamo. Stiamo andando verso una diga che nostro malgrado attraverseremo. Il paesaggio che ci si presenta è: a sinistra un lago con l’acqua a raso, il muraglione della diga, a destra, l’acqua che tracima in una cascata. Noi dobbiamo passarci in mezzo. Rimaniamo un attimo sconcertati l’acqua che tracima, è poca per fortuna. Davanti a noi il passaggio è largo circa due metri con una parte acqua, dall’altra uno strapiombo di centinaia di metri intorno la nebbia …. Anche oggi la nostra avventura è cominciata. Passata la diga, il sentiero s’inerpica sulla collina ripido e bagnato , camminiamo una mezzora, arriviamo davanti a una scala di legno tipo ferrata di montagna che ci permette di salire sul gigante. L’emozione e molto forte ci sediamo sui gradini e restiamo ad ascoltare il silenzio, ci immaginiamo di sentire l’eco delle voci degli operai che l’ hanno costruita ,degli eserciti che ci hanno marciato sopra . E’ sempre molto difficoltoso viaggiare organizzandosi da soli e volendo entrare veramente in contatto con i luoghi e le persone ma momenti come questo, avvolti in questa nebbiolina cinese, ti fanno dimenticare tutte le difficoltà. Pensi già alla prossima tappa. Scattiamo il solito centinaio di foto e ci prepariamo alla discesa. A dir la verità abbiamo anche un po’ fame, arriviamo dalla famiglia dove dovremmo mangiare che sono ormai le undici, ci laviamo in cortile, visto che al mattino ci siamo lavati come i gatti con l’acqua della bottiglia di minerale. Finalmente ci sediamo sotto le fronde di un bellissimo ficus e facciamo colazione–pranzo, come spesso ci succede nelle escursioni. Hanno cucinato per noi dei piatti a base di verdure del loro orto, fagiolini melanzane e altre verdure locali gli immancabili noudols e riso, le posate oramai ce le siamo dimenticate, inutile chiederle, in questo “ agriturismo “. Siamo diventati abbastanza abili con le bacchette le fame aguzza l’ingegno. La famiglia è molto cordiale e ci chiede notizie attraverso la guida che ci fa da traduttore, sono molto curiosi di sapere da dove veniamo come ci troviamo, e perché siamo così interessati a questo gigante che è lì da sempre, domina dall’alto la loro casa e per loro è di famiglia. Camminata per arrivare al nostro mezzo dove ci addormentiamo tutti, mentre l’autista ci porta verso una nuova avventura.

domenica 17 gennaio 2010

Cina:
Provincia del Fujian -
Contea di Yongding

Arriviamo in aereo a Xiamen. Xiamen è una piacevole cittadina affacciata sull’oceano. Si sente ancora un po’ del fascino della vecchia Cina. Soprattutto andando in giro per le campagne a visitare piccoli villaggi rurali. La vita contadina qui è ancora molto attiva. Le risaie sono piene di donne che lavorano. Altre in un campo immenso stanno piantando minuscoli spicchi di aglio. Io e i miei compagni di viaggio siamo affascinati nel assaporare questa atmosfera di altri tempi.
C’è la minuscola isola di Gulang Yu che si affaccia davanti al porto di Xiamen il tratto di mare è solcato da piroghe, dove degli uomini stanno gettando delle reti da pesca. Guardando meglio, in questo silenzioso , ma caldissimo pomeriggio,vediamo che le rive sono popolate di pescatori. Alcuni stanno pescando con la canna, altri riparano con millenaria maestria le reti da pesca. Queste immagini si riflettono nel verde dell’acqua, dove i gigli selvatici creano delle sfumature viola chiare.Torniamo nel nostro semplice ma confortevole albergo, per prepararci al vero motivo che ci ha portati qui. Raggiungere Yongding per vedere l’architettura dei Tulou.
Yongding è una contea situata lungo la costa sud orientale della Cina, di fronte all’ isola di Taiwan .
Una vallata verdissima caratterizzata da montagne poco alte e terreni coltivati. Bisogna essere molto adattabili per spingersi fin qui perché non ci sono alberghi. Si dorme in abitazioni spartane, molto spartane, tipo con il bagno in cortile in comune. Ma è un esperienza che ti resta nell’anima. Il loro isolamento secolare ha contribuito a preservare il loro patrimonio architettonico d’incredibile bellezza.Il fascino indescrivibile di essere in questo posto, dove la vita scorre “in un altro tempo” rispetto al nostro. Sappiamo che sarà un lungo viaggio in pulman, circa quattro ore. Le prime due ore trascorrono su di un modernissimo autobus con ogni confort aria condizionata ecc. Scendiamo in un affollatissima stazione degli autobus, forse sarebbe meglio dire corriere. Non è facile trovare la nostra coincidenza per Yongding, pochi si avventurano fin là. Finalmente troviamo il nostro mezzo una affollatissima e scalcinata corriera. Una ordinata coda di persone, bambini, valigie, scatoloni, gabbie con galline aspetta pazientemente che aprano le porte. Anche noi ordinatamente lì con il nostro efficientissimo trolley, freschi di doccia. L’ultima per qualche giorno. Ma non lo avevamo ancora capito. Le tre ore successive sono state abbastanza pesanti. Eravamo stipati con questa variopinta umanità, anche il corridoio era pieno di gente.
Tutti erano molto incuriositi dalla nostra presenza, volevano sapere , perché, come e dove stavamo andando. La strada si inerpica su e giù da queste colline con curve e tornanti. Da asfaltata, diventa sterrata, con numerosi lavori in corso dovuti alle frane . Sono vallate coltivate a riso e foreste di bambù. Piove molto infatti l’ultima parte del viaggio la facciamo sotto l’acqua. Arriviamo dopo 4 ore abbastanza provati.
Il nostro alloggio è al terzo piano di un Tolou una stanza molto semplice con due giacili qualche coperta, il bagno in cortile. Parliamo sino a tardi con i nostri compagni per trovare il coraggio di ritirarci nella nostra stanza. Sarà una lunga notte piena di risvegli. Sopravissuti. Al mattino quello che andiamo a visitare ci ripaga delle fatiche.
Queste architetture sono le singolari abitazioni delle etnie Hakka che sono migrate verso sud per sfuggire alle persecuzioni e alle carestie. Il nome Hakka significa infatti ospiti.
Ogni Tolou ospitava un intera comunità completamente autosufficiente di cibo acqua e tutto quello che poteva servire per vivere. Superato l’imponente portone, tra cortili concentrici, scale di legno e lanterne rosse si svolge ancora una vita di campagna dai ritmi antichi.
Direttamente affacciata sulla corte c'è la cucina che è anche l'ambiente dove si trascorrono le giornate invernali; sopra c'è il granaio che all'occorrenza può servire come magazzino; mentre al terzo e al quarto piano si trovano le camere da letto,arieggiate da piccole finestre. Come un gioco di scatole cinesi, l'edificio principale ne contiene altri, più piccoli, al suo interno. Parte della corte è, infatti, occupata da pollai, latrine, pozzi d'acqua e cucine all'aperto utilizzate nella stagione estiva. Mentre al centro campeggia il tempietto in cui sono venerati gli antenati dai quali discendono tutti gli abitanti del Tulou.Nessun Tulou è stato mai costruito senza aver prima consultato l'esperto di geomanzia, Fen Shui. L'unico in grado di "leggere" il terreno e gli elementi del luogo e stabilire senza alcuna possibilità di errore la posizione e l'orientamento più favorevoli. Fondamentale, quindi mai casuale, è anche la disposizione del tempio degli antenati (di solito in asse con l'ingresso principale), poiché secondo la tradizione, l’altare degli avi ha il potere di canalizzare le energie positive. Diffondendo per tutto l'edificio salute, ricchezza, felicità e figli maschi. Le persone sono socievoli e curiose dei pochi che si spingono fin lì. Ci mostrano le loro abitazioni. Le donne il mattino si ritrovano in cortile a giocare a Mah jong.

Sono velocissime a mischiare le pedine e ci invitano a provare. Il gioco assomiglia alla nostra scala quaranta.
Anche il panorama intorno è molto gradevole rilassante. Alcune donne lavano i panni e le stoviglie al fiume.
Ci sono degli anziani seduti sotto un albero che fumano pigramente raccontandosi chissà quali storie.
Facciamo fatica a lasciare quest’ atmosfera fuori dal tempo, “almeno” dal nostro tempo.
Ripartiamo con la solita corriera....